Si è chiuso con le prime condanne uno dei filoni dell’inchiesta “Caronte”, che ha smantellato una rete criminale con base a Novara, responsabile di decine di raggiri ai danni di anziani in Piemonte e Lombardia. Tra le vittime, anche cittadini di Borgosesia e Romagnano, presi di mira con la tecnica ormai nota come truffa del “finto nipote”.
Secondo gli inquirenti, il gruppo operava con una vera e propria organizzazione interna: c’erano persone incaricate delle telefonate, addetti al ritiro di contanti e gioielli, prestanome per l’intestazione dei veicoli e un vertice ancora non identificato. Tra gli imputati figurano principalmente cittadini di origine polacca residenti a Novara, insieme a complici italiani dislocati in varie province piemontesi.
Il modus operandi era sempre simile: un falso parente chiamava fingendosi in grave difficoltà, spesso per un incidente stradale. Poco dopo, un complice si presentava come avvocato, carabiniere o medico, chiedendo somme ingenti per spese legali o farmaci miracolosi.
Nell’udienza preliminare al Tribunale di Vercelli, il presunto coordinatore dell’attività illecita è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione; pene inferiori sono state inflitte ad altri tre imputati. Il processo per gli altri membri della banda riprenderà l’8 ottobre. È stato disposto anche un risarcimento provvisionale alle vittime, a titolo di riconoscimento dei danni materiali e morali subiti.
Il bottino complessivo stimato delle truffe, almeno 27 in totale, supera i 400 mila euro.