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EVENTI | 25 settembre 2025, 11:32

Concluso il ciclo di conferenze dedicate alla cultura della risaia vercellese

Concluso il ciclo di conferenze dedicate alla cultura della risaia vercellese

Concluso il ciclo di conferenze dedicate alla cultura della risaia vercellese

VercelliViva ha dedicato il suo programma annuale al riso, intitolandolo: “Terra d’acqua: lineamenti culturali per un profilo identitario del Vercellese (immagini e scrittura)”,

Il primo incontro, organizzato al Piccolo Studio da VercelliViva: “Epopea ed elegia di risaia”, tenuto dal regista vercellese Matteo Bellizzi, ha fatto da filo conduttore anche alla seconda conversazione tra Angelo Fragonara, Presidente di Vercelli Viva e Piera Mazzone, Direttore Biblioteca Civica “Farinone-Centa” di Varallo, incentrata sul “cantore della Baraggia e della risaia”, Arnaldo Colombo, seguito da una conferenza di Cinzia Lacchia “anima” del Museo Borgogna, che ha parlato dei pittori di risaia.

Il 18 settembre un incidente ferroviario ha causato il ritardo dell’arrivo di Laura Bosio, scrittrice di origine vercellese, ma che vive a Milano, dove ha fondato e dirige una scuola d’italiano per migranti: “Penny Wirton”, nome mutuato dal titolo di un grande romanzo per ragazzi di Silvio D’Arzo. Molti studenti della Penny Wirton sono orfani, a mille miglia lontani dalla famiglia: per loro e per tutti, adulti compresi, il nome Penny Wirton indica la possibilità di un riscatto.

Angelo Fragonara ha riassunto i precedenti incontri e ha parlato del romanzo di Laura Bosio, che era stato pubblicato nel 2007, presentato nella Cripta di S. Andrea il 10 maggio 2007 dalla compianta Docente di Letteratura Italiana Giusi Baldissone e dall’allora Preside, Giacomo Ferrari, ambientato in una cascina, la Torricella, che propone un dialogo, in un marzo nevoso, tra due donne: una molto anziana Bianca, padrona e nume tutelare dell’azienda agricola e la ex nuora, voce narrante. Tra le tante storie che si intrecciano nel romanzo, raccontate con stili narrativi diversi, vengono minuziosamente ripercorse tutte le fasi della coltivazione, lavorazione e produzione del riso, descrivendo la risaia con i suoi abitatori, umani e animali, come il terribile grillotalpa o la nutria, con l’obiettivo di conoscere da vicino l’ambiente identitario della città. Al tavolo della presentazione è stato chiamato anche l’amico scrittore e critico cinematografico Tonino Repetto, per amplificare il dialogo con la scrittrice, che ha colto la suggestione dei due piani del romanzo: orizzontale per le risaie e verticale del paesaggio che si riflette a testa in giù. “Oggi questa terra di risaia non è più così: l’acqua viene messa e tolta, esiste anche la coltivazione in asciutta, il paesaggio è a chiazze, non più la distesa d’acqua che riflette, quella dei cieli capovolti che si specchiavano nelle risaie e che aprono e chiudono la narrazione, ma anche di un intero mondo capovolto, in cui si incontrano donne bizzarre”.

Per un paio d’anni Laura, accompagnata dal padre Guido, ha percorso le risaie, parlato con le persone, ex mondine, gente che si occupa di distribuzione dell’acqua, agricoltori, svolto ricerche, letto e studiato testi tecnici, storici, recuperato leggende, procedendo con “pazienza” la cifra narrativa dell’intero volume, che scivola come l’acqua di risaia, portando e riportando con sé infinite storie. “Non racconto la fine del mondo contadino, come qualcuno si aspettava, ma qualcosa di vivo, in continua trasformazione”: ha precisato la scrittrice.

Fragonara ha chiesto quale fosse il rapporto tra romanzo e intento didascalico: “C’era bisogno di spiegare questo mondo a chi non lo conosceva, a partire da me vercellese, ma che non avevo avuto rapporti con l’ambiente della risaia, se non sporadici. Le cose hanno un nome e io ho cercato di essere il più rigorosa possibile, utilizzando i termini appropriati, le parole della risaia”. Tonino Repetto ha osservato che è proprio in questo il fascino del libro che accoglie una componente autobiografica, sentimentale, accanto a quella documentaria e saggistica, il tutto riunito nel romanzesco.


Piera Mazzone

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