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Enogastronomia | 01 ottobre 2025, 10:00

Il 1° ottobre è la Giornata internazionale del caffè, un bene sempre più caro

Una tazzina di caffè potrebbe arrivare a costare 2 euro entro fine 2025. Quali sono le motivazioni?

Il 1° ottobre è la Giornata internazionale del caffè, un bene sempre più caro

Il 1° ottobre è la Giornata internazionale del caffè, un bene sempre più caro

Tre miliardi le tazzine di caffè che si bevono in tutto il mondo. È il profumo del mattino, la conclusione di un pasto, il momento di pausa, il dopo cena. È un’esperienza che, con il suo aroma e il suo gusto inconfondibile, carica la vita.

La Giornata internazionale del caffè è il 1° ottobre e si celebra dal 2015, da quando venne promossa e vissuta all’interno di Expo Milano. A stabilirne il lancio, un anno prima, fu l’Organizzazione Internazionale del caffè, anche se nel corso del XX e del XXI secolo ci sono stati diversi eventi che possono essere collegati a questa ricorrenza. Il 1° ottobre del 1983 la All Japan Coffee Association organizzò un grande evento legato al caffè, mentre negli Usa la Giornata nazionale del caffè fu istituita già nel 2005. E se dal 2006 l’Indonesia festeggia questa bevanda il 17 agosto, il 3 ottobre 2009 il Southern Food and Beverage Museum di New Orleans istituì una Giornata internazionale del caffè per promuovere il primo Festival del caffè cittadino.

Certo, il caffè non è nato in Casa nostra, ma in Etiopia. Eppure, dal 1570, grazie a un padovano che ne portò alcuni sacchi dall’Oriente, ha trovato luce a Venezia e poi ovunque in Italia, tanto da essere considerata un’eccellenza, esportata all’estero e bevuta come non ci fosse un domani da tutti noi.

Tutto bellissimo, o quasi. Sì, perché il caffè non è mai stato così bollente e presto lo sarà ancora di più. Entro fine anno la tazzina a 2 euro sarà la normalità. Lo dice chiaramente il report del Centro studi di Unimpresa, che sancisce un aumento di oltre il 50% rispetto al 2020, ma che cosa ha acceso il fuoco sotto la macchinetta dei prezzi? Un bel po’ di fattori, che tutti insieme l’AD di Illy Caffè Cristina Scocchia ha definito la «Tempesta perfetta».

Il prezzo del caffè verde, la preziosa materia prima che viene poi tostata, macinata e infine compressa e bevuta: 380 centesimi a libbra (poco meno di mezzo chilo) il prezzo attuale, tre volte tanto la media storica.

I dazi di Trump: essendo al 50% sulle importazioni dal Brasile agli Stati Uniti hanno determinato una riduzione dell’offerta, composta per un terzo proprio da caffè.

I cambiamenti climatici, che ormai sono come il prezzemolo e c’entrano in qualunque faccenda: in questo caso hanno fatto diminuire drasticamente i raccolti in Brasile e Vietnam.

L’aumento dei costi energetici: gas ed elettricità incidono parecchio sulla fase di torrefazione, cioè la tostatura dei chicchi, che da verdi diventano, appunto, color caffè.

L’aumento dei costi logistici: le merci viaggiano su navi cargo e le navi cargo devono passare per lo Stretto di Panama o per lo Stretto di Suez. Ecco, lo Stretto di Suez negli ultimi anni non ha dato garanzie di sicurezza per il commercio, anche per via di tutte le crisi geopolitiche in Medio Oriente.

L’inflazione: basta fare la spesa al supermercato e guardare il portafogli per capire che tutto aumenta, quindi nemmeno il caffè poteva esimersi… In questo caso l’inflazione pesa anche su manodopera e imballaggi.

La speculazione finanziaria: molti operatori hanno scommesso sul rialzo delle quotazioni del caffè, contribuendo a rendere ancora più instabile il mercato.

Le nuove normative ambientali dell’Unione europea: protocolli che hanno imposto agli importatori sistemi di tracciabilità e certificazioni a garanzia della sostenibilità ambientale, ma che pesano sulle spalle dei produttori, soprattutto quelli più piccoli.

Sommando questa sfilza di cause non si poteva che ottenere un risultato in crescita e la previsione è, appunto, che ciò corrisponda a 2 euro a tazzina.

Non è che in tasca le cose cambieranno molto (a parte il fatto che 2 euro sono circa quattromila delle vecchie Lire), perché al momento il rincaro incide per meno dell’1% sulle spese delle famiglie, quindi al massimo arriveremo al 2%. È soprattutto un peso psicologico: il non poter vivere a cuor leggero nemmeno quel momento di pausa della giornata, quelle due chiacchiere con il barista e il rituale di offrirlo a un amico o a un’amica incontrati per strada… Figurarsi lasciarne uno pagato per il primo bisognoso di turno!

E poi c’è il “caffè sospeso”, meravigliosa invenzione napoletana che permette di offrire un caffè a uno sconosciuto, nel segno della solidarietà. Con l’aumento dei prezzi, questa tradizione rischia di diventare un gesto sempre più raro in un’epoca in cui anche il caffè sembra trasformarsi in un lusso per pochi.

Per contrastare il prezzo alto del caffè, le aziende del settore sono già partite alla ricerca del sostituto perfetto. La corsa al nuovo caffè si fa in groppa agli strumenti più avanzati della biotecnologia alimentare tramite i quali si è appurato che, lavorando altre materie prime allo stesso modo dei chicchi di caffè, come i ceci o scarti agricoli come i noccioli dei datteri, il risultato in termini di gusto è molto simile. Come dichiara uno dei nuovi distributori del new coffee intervistato dal Wall Street Journal: «Il gusto del caffè o del cioccolato è in realtà frutto del processo utilizzato per produrli (la tostatura, ndr), di recente ho avuto la possibilità di provare una tazza di caffè fatto con noccioli di datteri ed era indistinguibile da quello originale».

Quindi non disperiamo. D’altra parte, già nella commedia teatrale “Questi fantasmi”, Eduardo indicava l’espediente da adottare nel celebre monologo del cuppetiello: «Io, per esempio, a tutto rinunzierei tranne a questa tazzina di caffè. E me la devo fare io stesso. Questa è una macchinetta per quattro tazze, ma se ne possono ricavare pure sei, e se le tazze sono piccole pure otto per gli amici, il caffè costa così caro». E il rito, almeno quello, è salvo.

Dalla Redazione di Cuneo, G. Ch.

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