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Varallo-Civiasco | 15 ottobre 2025, 10:13

Varallo ricorda Gianpiero Paracchini: l’imprenditore-poeta che ha custodito l’anima e il dialetto di Zuccaro

Varallo ricorda Gianpiero Paracchini: l’imprenditore-poeta che ha custodito l’anima e il dialetto di Zuccaro

Varallo ricorda Gianpiero Paracchini: l’imprenditore-poeta che ha custodito l’anima e il dialetto di Zuccaro

La Biblioteca di Varallo ricorderà l’imprenditore Gianpiero Paracchini venerdì 17 ottobre alle 16, in occasione della presentazione del libro di Aldo Lanfranchini: Argurdansi. Interviste e ricordi valsesiani, che contiene la sua ultima intervista in cui si racconta in modo arguto, con la schiettezza e la semplicità dei “bacioru”, termine dialettale che indicava gli abitanti delle frazioni di Valduggia: lavoratori, seri, puntuali, persone affidabili, creatori di industrie che oggi sono un vanto per il nostro territorio. Vorrei ricordare il suo impegno per la conservazione e la diffusione del dialetto delle frazioni di Valduggia, diverso da quello del Comune, raccolto nel Vocabolario italiano-valduggese, curato da Tito Rizzio, pubblicato nel 2013. Gianpiero, essendo originario di Zuccaro, la “lingua del cuore” l’ha appresa dalla nascita e soprattutto ha continuato a praticarla ed a diffonderla. Nel Dizionario del dialetto zuccarese (Zuccaro-Rastiglione-Orsanvenzo), pubblicato nel 2010 e ormai giunto alla sesta edizione riveduta, ampliata e corretta, donato alla Biblioteca di Varallo con dedica autografa, corredato da alcune sue poesie, a dimostrazione pratica della vivacità della lingua locale e soprattutto del fatto che si presta a raccontare il mondo di oggi. Gianpiero, nato a Zuccaro (Cà ‘t Camèt) il 21 dicembre 1936 “con parto in casa” come precisa nella presentazione, ricorda che lo spunto di scrivere gli venne da alcuni amici; “Perché non scrivi come parli?”. Da quel momento iniziò a raccogliere parole e frasi, attingendo anche alla memoria delle persone anziane, tra le quali l’amata zia Irma Rigo, allora novantanovenne. L’obiettivo della raccolta, che non aveva pretese grammaticali, era unicamente: “Trasmettere ai nostri giovani come si comunicava nei tempi lontani nel nostro territorio e creare interesse sul lavoro svolto, anche se qualche errore è stato commesso, pensando di aver contribuito a salvaguardare il nostro dialetto”. Vocaboli, espressioni, frasi fatte, proverbi e paragoni, modi di dire, filastrocche, poesie: Gianpiero raccoglie, ordina, aggiunge, precisa, utilizzando vocaboli comprensibili da tutti, lasciando ampi spazi bianchi nelle pagine per dar modo a chi legge di completare, correggere, modificare, perché, da saggio, sapeva che nulla è definitivo e che tutto è migliorabile, tenendo sempre ben saldo il valore dell’onestà intellettuale e materiale, quella famosa stretta di mano che valeva più di mille contratti. Condividiamo appieno quanto scrisse Carlo Rastelli nella prefazione al Dizionario: “Nel vasto panorama della poesia dialettale valsesiana Gianpiero si distingue per l’originalità e l’arguzia della sua ispirazione. Non le solite tirate nostalgiche ove si parla del campanile, dei nonnini, della sana vita di una volta, così comuni a tanta poesia dialettale, che ci tocca sentire ai concorsi che così numerosi si organizzano. Nelle strofe di Gianpiero invece no: gli amici, la vita, il lavoro, una serie di bozzetti ben tracciati ove ci possiamo incontrare e dove possiamo riconoscerci e riconoscere le persone a noi care”. Il 5 ottobre al “Memorial Magnone” tra i poeti purtroppo Gian Piero non era presente, ma la sua poesia: “San Silvestro 2024”, un inno all’amicizia semplice e cordiale, suggellata dal brindisi augurale, è stata letta dal Vice Sindaco Giacomo Giacomini e idealmente si era brindato a lui sempre entusiasta e positivo, certi che anche questa volta ce l’avrebbe fatta: invece non tardò a giungere la triste notizia della sua morte. Anche quest’autunno Gianpiero e la sua Nanda si erano concessi una vacanza a Sirmione: “Suta bracjötte cume fiso spusin”, al ritorno, puntuale alle 7, era davanti al suo tornio, nella sua fabbrica, solo quel martedì si era soffermato a casa, per non disturbare la signora che puliva i pavimenti. Da lì tutto un precipitare di eventi, la corsa all’ospedale, ma purtroppo la sua forte fibra ha ceduto e ora è tornato per sempre a riposare nella sua Zuccaro: “Qui sòn pasà la meja vita / su a gh’è i Töi al cimiterio, / ch’in laurà na vita ‘ntrega / tirè grand tuch i fiöj / e paghèe ‘l libro at’ la butega”. Caro Gianpiero sono certa che sarai dei nostri domenica 30 novembre per il Pinet Turlo a Grignasco: me lo avevi promesso.

Piera Mazzone

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