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Varallo-Civiasco | 22 ottobre 2025, 11:03

Varallo, al Teatro Civico un incontro contro il bullismo e il cyberbullismo con Paolo Picchio e Paolo Bossi

Varallo, al Teatro Civico un incontro contro il bullismo e il cyberbullismo con Paolo Picchio e Paolo Bossi

Varallo, al Teatro Civico un incontro contro il bullismo e il cyberbullismo con Paolo Picchio e Paolo Bossi

Utilizzando parte dei fondi ministeriali stanziati a tutela degli amministratori che subiscono atti intimidatori ricevuti dal Comune di Varallo, mercoledì 15 ottobre l’IC Tanzio da Varallo ha organizzato un incontro al Teatro Civico con Paolo Picchio, il papà di Carolina, la studentessa quattordicenne di Novara che la notte del 5 gennaio 2013 si suicidò dopo le gravi offese ricevute sui social a fronte della diffusione di sue immagini pubblicate da cinque giovani che avevano compiuto terribili violenze verso di lei dopo averla resa incosciente: fu il primo caso di cyberbullismo conclusosi con la morte della vittima, che scosse profondamente l’opinione pubblica, stimolando l’approvazione della proposta di legge per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo, diventata ufficialmente legge dello Stato nel giugno 2017 e dedicata proprio a Carolina. Paolo Picchio nel 2018 ha dato vita alla “Fondazione Carolina” per aiutare ragazzi e famiglie nella lotta ai bullismi. Al mattino, dopo l’introduzione fatta da Silvio Brentazzoli, Responsabile del Settore Cultura e Istruzione del Comune di Varallo, Paolo Picchio e il formatore Paolo Bossi hanno incontrato oltre duecento studenti delle Scuole Medie dell’IC Tanzio da Varallo, accompagnati dai loro insegnanti, tra cui la Professoressa Clara Baldo, che ha seguito con il Maestro Ciro Noviel ed altri docenti questa importante iniziativa.

I ragazzi hanno fatto tante domande agli ospiti proseguendo il dialogo in classe con interventi personali molto intimi che hanno dimostrato, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che il problema è purtroppo molto diffuso. Alle prepotenze fisiche e psicologiche esercitate di persona si affiancano oggi ulteriori pressioni, messe in atto attraverso i social media, con lo scopo di emarginare la vittima ed offenderne la dignità. Mentre il bullismo tradizionale cessa quando viene meno la prossimità tra il bullo e il suo bersaglio, il cyberbullismo è in grado di colpire in ogni momento e luogo con messaggi di offesa, foto incriminanti e like di approvazione della massa verso gli autori dei gesti. I bulli sono ragazzi che si sentono soli; trascurati dalle proprie famiglie, covano la propria rabbia nel silenzio e nel buio delle loro stanze. Non sono empatici, non sanno mettersi nei panni degli altri e comprendere le sofferenze che possono provocare. Il pubblico diventa così co-responsabile del gesto: è per l’approvazione del branco che il bullo agisce, tentando di conquistare i propri compagni per vincere la solitudine. “I vostri figli sono straordinari, ognuno di loro è un’opera d’arte unica, che va custodita e preservata”: l’esordio accorato di Paolo Picchio, è stato seguito da un’amara osservazione: “Vedo centomila studenti all’anno e ho saputo da loro che mai si confiderebbero con i genitori se accadesse loro di essere vittime di cyberbullismo. Domandiamoci il perché. Vergogna, senso di colpa, o piuttosto non li abbiamo abituati a parlare, non si sentono ascoltati, hanno perso il gusto della fisicità: non abbracciano e noi non li abbracciamo più, non abbiamo più tempo: riabbracciate i vostri figli, ne hanno bisogno, fateli parlare, ascoltate i loro silenzi”. Paolo Picchio ha deplorato il fatto che i bambini entrino in contatto con smartphone e tablet fin dalla tenera età, e spesso i genitori stessi non esitino a metter loro in mano il cellulare e ha invitato tutti gli educatori, a partire da papà e mamme, a “riappropriarsi della propria funzione educativa, e a farlo subito”. Le vittime tendono a mostrare le conseguenze anche sul piano fisico, oltre che a livello psicologico: anoressia, bulimia, depressione, rifiuto di uscire di casa, sono solo alcune delle conseguenze che le violenze possono determinare. È necessario quindi che gli adulti siano pronti a osservare e ad ascoltare. Il malessere dei giovani oggi è palese osservando i dati dei ricoveri ospedalieri per atti di autolesionismo, per anoressia o bulimia: ogni anno arrivano in Pronto Soccorso per questi motivi circa 250.000 giovani tra i dieci e i sedici anni. Ben il 75% dei giovani rivela di sentirsi spesso in ansia! Vietare i social non serve, però occorre gestirli: “Come Fondazione siamo partner di TikTok, la piattaforma di social media dove gli utenti possono creare e condividere brevi video, spesso con musica, effetti e filtri.

Dobbiamo attivarci perché ognuno faccia il suo percorso: dite a tutti coloro che stasera non ci sono, soprattutto a coloro che pensano che tanto ai loro figli non accadrà mai, che ci sono delle regole condivise, che tutti dobbiamo impegnarci ad osservare”. Paolo Picchio ha ricordato che un settore di Fondazione Carolina è dedicato alla ricerca e che è nato un centro per il disagio giovanile: “Nel nostro Centro Rete ci sono ventisette ragazzi tra gli undici ed i ventuno anni: ne sono passati da aprile più di quaranta. Non è solo il ragazzo che va aiutato ma tutta la famiglia”. Nella seconda parte è intervenuto il formatore, Paolo Bossi, che ha fatto un’analisi lucida del presente: “Senza Internet non posso più pagare, per i ragazzi Internet fa parte del quotidiano. La rete è una scatola vuota: siamo noi che decidiamo come riempirla”. Bossi ha sottolineato che l’app che fa più disastri è proprio WhatsApp: “Spesso sono gli stessi gruppi dei genitori che amplificano concetti negativi, isolano e ghettizzano. I ragazzi imparano da noi, dal nostro esempio e quindi è chiaro quali possano essere i risultati”. “Su Instagram i ragazzi hanno due, talvolta tre/quattro profili, destinati a gruppi diversi. Dobbiamo sempre ricordare che i social fanno vedere cose spesso inadeguate all’età”: Bossi ha quindi invitato a riformulare le domande più importanti: “Come stai? Se la risposta è: bene, benissimo, dobbiamo sentire un campanello d’allarme. Quanti complimenti hai ricevuto oggi? Quanti ne hai fatti? Ci mettiamo sui social per ricevere quanti più like possibile: quello che non troviamo nell’ambiente reale lo cerchiamo in quello virtuale”. Oggi differenziare la vita reale da quella virtuale ha sempre meno senso: tutto quello che ci imbarazza, che non vogliamo raccontare, internet lo fa già: il problema è come . Il libro “Le parole fanno più male delle botte: la storia di Carolina" è un invito a cambiare, a prendersi cura. Dopo gli interventi si è aperto un dialogo che ha avuto come protagonisti molti degli insegnanti presenti, che sono anche genitori ed hanno espresso il loro rammarico per la scarsa affluenza. L’insegnante Ciro Noviel ha ringraziato il Comune di Varallo che ha finanziato questo momento di incontro, Paolo Picchio, Paolo Bossi e tutti i presenti. Paolo Picchio ha concluso ironicamente con questa descrizione della società: "I bambini ora amano il lusso; hanno cattive maniere, disprezzo per l'autorità; mostrano mancanza di rispetto per gli anziani e amano chiacchierare al posto dell'esercizio fisico. I bambini ora sono tiranni, non i servi delle loro famiglie. Non si alzano più quando gli anziani entrano nella stanza. Contraddicono i loro genitori, chiacchierano in compagnia, ingoiano le leccornie a tavola, incrociano le gambe e tiranneggiano i loro insegnanti". Sembra una fotografia del mondo di oggi, ma sono parole di Socrate. La natura umana è sempre la stessa: sta a ciascuno scegliere, e aiutare gli altri a scegliere, se farne un disastro o un capolavoro.

Piera Mazzone

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