È morto per cause naturali all'età di 84 anni, nella sua abitazione a New York, l'artista Christo Vladimirov Javacheff, conosciuto semplicemente come Christo. A darne notizia, nella serata di ieri, la pagina Facebook ufficiale. Nato il 13 giugno 1935 a Gabrovo, in Bulgaria, lasciò il suo Paese natale nel 1957, per trasferirsi prima a Praga e poi a Vienna e Ginevra, fino a conoscere nel 1958, a Parigi, colei che sarebbe diventata la sua compagna di vita e partner artistica: Jeanne-Claude Denat de Guillebon.
Tra gli ultimi lavori realizzati in Italia, la scenografica e spettacolare installazione "The Floating Piers" sul Lago d'Iseo, dal 2014 al 2016, che richiamò anche molti vercellesi e giovani della Valsesia. Ma anche il suo legame con il Piemonte, e il capoluogo in particolare, era molto forte. Il 17 ottobre 2017 l'Università di Torino gli aveva conferito la laurea honoris causa in Storia dell'arte. Era stato il rettore dell'ateneo Gianmaria Ajani a consegnare il riconoscimento "per aver ampliato con le sue opere la concezione dell'arte e modificato la nostra percezione della realtà; per aver offerto con la sua vita un continuo esempio di libertà e indipendenza; per aver condiviso con il pubblico più vasto l'esperienza del suo lavoro, che si annovera fra le prove più luminose della creatività umana".
Nel capoluogo piemontese, Christo si era recato la prima volta nel 1964, lavorando a fianco di un giovane gallerista. E il legame con l'Italia non si era spezzato, negli anni a seguire, tanto da firmare, nel 1997, a Torino, la celebre opera indoor di Palazzo Bricherasio ("Wrapped Floors and Stairway and Covered Windows"), realizzata "impacchettando" lo scalone centrale e il pavimento con drappi di tessuto color avorio. Un evento ricordato, a distanza di vent'anni, attraverso una mostra fotografica realizzata su via Lagrange in occasione dell'edizione 2017 di Artissima.