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CRONACA | 01 ottobre 2022, 09:33

Morti in casa di riposo durante la pandemia: assolti i quattro imputati

Nella mattina di venerdì la sentenza del processo in abbreviato

Morti in casa di riposo durante la pandemia: assolti i quattro imputati

Assolti perché il fatto non sussiste. E' arrivata poco prima delle 10 la sentenza della giudice Cristina Barillari sulle morti in casa di riposo durante la prima ondata covid.

La richiesta di assoluzione per i quattro imputati - la manager Asl Chiara Serpieri, il direttore Alberto Cottini, la direttrice sanitaria Sara Bouvet e la coordinatrice delle oss, Silvia Cerutti - era stata avanzata anche dal pubblico ministero Carlo Introvigne che aveva ereditato il fascicolo dal collega Davide Pretti.

Ai quattro imputati, difesi dagli avvocati Aldo Casalini (per Bouvet) Massimo Mussato (Bouvet, Cerutti e Cottini) e Michela Malerba (per Serpieri), erano contestati l'omicidio colposo e, a Serpieri, anche l'omissione di atti d'ufficio. 

Presenti alla lettura della sentenza, visibilmente provati dalla tensione, Cottini, Bouvet e Cerutti affidano si affidano ai legali per una riflessione sulla vicenda.

«Questo è uno di quei momenti, come mi sono trovato più volte ad affermare, in cui il processo penale non solo preserva la libertà personale e ribadisce il principio di innocenza, nella sua via più categorica, ma decreta, attraverso la stessa volontà ed espressione dello Stato, la restituzione della dignità all'imputato, sul piano personale e professionale - sono le parole dell'avvocato Mussato -. Le tre persone che assisto escono da questa vicenda molto provate, certamente vittime di gravissime accuse che non meritavano, dopo avere messo non solo a disposizione tutte le loro risorse nel corso di questa drammatica pandemia nelle sue prime più difficili fasi, ma dopo avere addirittura messo a repentaglio la loro stessa salute e sicurezza, rimanendo in struttura e in servizio giorno e notte, ai limiti delle loro forze, in un momento storico in cui non esistevano mezzi di protezione, prevenzione o difesa contro quello che si è rivelato essere, anche nei tempi successivi, uno dei più grandi problemi mondiali dell’ultimo secolo. Ora, attraverso questa sentenza, viene ribadita non solo la correttezza del loro operato, ma la loro professionalità, l'abnegazione, la serietà, lo spirito di sacrificio, l'incondizionata osservanza ai loro doveri, il tutto ben oltre ciò che si poteva umanamente pretendere. Da oggi stesso continueranno nel loro lavoro, a testa alta, come ogni giorno hanno fatto, per aiutare il prossimo, con la dedizione e la forza d'animo che hanno sempre dimostrato di avere».

Sulla posizione di Sara Bouvet torna anche l'avvocato Aldo Casalini, che ha seguito la sua vicenda fin dagli esordi.

«Nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza, non posso che esprimere grande soddisfazione per la pienezza della formula assolutoria. L’avvocato Mussato e io siamo sempre stati convinti dell’innocenza della nostra assistita, convinzione che ci ha indotto a scegliere il rito del giudizio abbreviato. Desidero rivolgere un pensiero particolare alla dottoressa Bouvet - prosegue Casalini -: nel tentativo di arginare ciò che non era arginabile e pur avendo contratto la malattia, ha continuato, nonostante il suo stato di salute, a interessarsi di ciò che avveniva in struttura, aggiornandosi e predisponendo documenti e protocolli da adottare in base alle varie linee guida e normative emanate».

redazione Vercelli

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