“La finestrella delle anime” è il nuovo libro di Alberto Paleari che racconta un viaggio a piedi sulle tracce del popolo walser, lungo il sentiero che unisce Alagna, la capitale turistica della Valsesia, a Campello Monti, ultimo avamposto abitato – ma solo in estate – della piccola Valstrona, valle del Cusio selvaggia e relativamente poco frequentata. Il libro non è una classica guida escursionistica ma si presenta piuttosto come un diario di viaggio alla ricerca di luoghi, uomini e storie, un viaggio vissuto e raccontato con lo spirito e la curiosità degli antichi esploratori, passo dopo passo.
Chi frequenta e ama le montagne non può del resto non subire il fascino dell’antico popolo Walser, che aveva la vocazione di colonizzare terre vergini e stabilirsi in luoghi inospitali, e che, fino alla metà del Novecento, mantenne intatte la propria lingua e le proprie usanze. I Walser sono oggi soprattutto noti per l’architettura tipica delle loro case, a cui anche il titolo del libro fa riferimento. “La finestrella delle anime”, infatti, in lingua in lingua Tizschu “Seelabalgga”, era un pertugio praticato in una parete, che poteva essere chiuso con un blocchetto di legno o con un’anta scorrevole, su cui a volte era incisa una croce. La finestrella veniva aperta quando moriva un membro della famiglia per dar modo alla sua anima di salire in cielo, e veniva rinchiusa subito dopo perché il fantasma non tornasse a tormentare i parenti.
“La finestrella delle anime” è il terzo libro che l’autore dedica alla Valsesia e viene dopo “L’angelo che scese a piedi dal Monte Rosa”, dedicato alla vita del pittore Tanzio da Varallo, e “Verso la montagna sacra”, che racconta il cammino dal Sacro Monte di Orta a quello di Varallo Sesia, tra storia, natura e arte. Il suo amore per questa terra nasce proprio dalla combinazione unica di bellezze artistiche e naturali che la Valsesia rivela a chi abbia voglia di conoscerla, come si afferma nel libro: “Non c’è che da girare la Valsesia a piedi per accorgersi di quanto buongusto ed eleganza vi siano ancora nelle sue cittadine, nei suoi villaggi, nelle case che hanno sempre un fregio, un abbellimento una decorazione, anche solo un traforo di legno nella balconata, una gronda intarsiata, una Madonna o una meridiana dipinta sulla facciata: secoli di arte hanno educato un intero popolo alla bellezza.” E ancora riguardo alla natura: “(…)Se le sue opere d’arte non fossero inserite in un contesto naturale grandioso ai miei occhi varrebbero sicuramente meno. Prima ancora dell’arte e dell’architettura, ciò che ha reso la Valsesia unica e indimenticabile, sono le sue montagne, le foreste, i prati, le creste, la vegetazione lussureggiante, i torrenti limpidi e pescosi, gli animali selvatici che la popolano, la presenza costante del Monte Rosa che con l’immane massa scintillante dei suoi ghiacciai è stato la bussola del nostro viaggio.”
Il libro si divide in due parti, la prima “Sei giorni per un sentiero walser”, è dedicata proprio alla traversata da Alagna a Campello Monti, la seconda “Cronaca di viaggi straordinari”, racconta di una serie di escursioni in Valsesia e Valstrona ad alpeggi, colli e villaggi particolarmente significativi per la loro bellezza e l’importanza avuta ai tempo della colonizzazione walser.