La loro è una storia che nasce da una passione profonda per la montagna e per gli animali. “Cresci e nasci così”, racconta Davide. “Già da piccolo salivo in alpeggio con i nonni. È un amore che ho ereditato”. Oggi, quella passione si è trasformata in un lavoro totalizzante, fatto di fatica, ma anche di grandi soddisfazioni.
Davide, tu e Alessia avete scelto di vivere e lavorare in alpeggio, a 1500 metri di quota, immersi nella natura. Cosa vi ha portati a intraprendere questa strada così impegnativa?
D: Per me è una scelta che affonda le radici nella mia infanzia. Ho ereditato la passione dai miei nonni: fin da piccolo li accompagnavo in alpeggio e ho imparato ad amare questo stile di vita. L’azienda di famiglia è diventata col tempo il mio percorso naturale.
A: Sono sempre stata attratta dagli animali. Da bambina passavo molto tempo a contatto con loro e sognavo una vita in mezzo alla natura. Quando ci siamo incontrati, abbiamo unito le nostre passioni e costruito insieme questo progetto.
Quali formaggi producete nella vostra azienda?
D: Produciamo Toma, Maccagno (che è anche Presidio Slow Food) e tomini di capra. Tutti realizzati artigianalmente nel nostro alpeggio estivo a Piode. Qui tutto segue il ritmo della natura."
Che importanza ha il benessere animale nella vostra produzione?
A: "È fondamentale. Le nostre mucche vivono serene, senza stress, in un ambiente tranquillo. Mangiano erba buona, e questo si riflette direttamente sulla qualità del latte e dei formaggi. La manualità e l’attenzione fanno il resto."
Com’è una vostra giornata tipo durante la stagione estiva all’alpeggio?
A: Le nostre giornate iniziano alle 5:30 del mattino. Si mungono le vacche e le capre, si fa colazione, poi si passa alla produzione dei formaggi, si spostano i recinti, si porta il bestiame al pascolo.
E la sera?
A: “Non prima delle 11 si va a dormire”. Nessun giorno di ferie, nessuna pausa. “Ma ci ripaga tutto: la libertà di essere all’aperto, vedere gli animali che stanno bene, far crescere nostra figlia Greta in un contesto sano. Questo per noi vale più di un cellulare o di una vacanza”.
Quali consigli daresti a chi vorrebbe intraprendere questa professione oggi? Magari persone giovani che decidono di vivere una vita alternativa, lontana dalla città e da una vita frenetica?
D: "Per intraprendere questa strada ci vuole qualcosa in più di una semplice motivazione economica, è un lavoro che puoi fare solo se hai una forte passione. Altrimenti non reggi. È duro, ha dei costi importanti, spesso servono aiuti per poter proseguire: noi, per esempio, siamo partiti da un’azienda di famiglia, quella dei nonni, e l’abbiamo portata avanti."
Aprite la vostra realtà anche ai visitatori?
D: "Sì, ma con un approccio consapevole. Se c’è gente davvero interessata a conoscere la vita in alpeggio, siamo felici di raccontare e mostrare. Ma questo contesto va spiegato e vissuto con rispetto. Chi viene deve saper guardare con gli occhi giusti e capire la tranquillità in cui abbiamo scelto di rifugiarci."
Che valore ha oggi il vostro lavoro per il territorio?
A: "Il nostro lavoro è anche un modo per mantenere viva la montagna. È presidio del territorio, cura del paesaggio, conservazione di gusti autentici. È importante che ci siano persone disposte a continuare questo stile di vita, per non perdere ciò che la montagna ha da offrire."