Giunta in Italia 20 anni fa da Casablanca, Houda Delmaki di strada ne ha fatta: oggi, a 30 anni, è responsabile di Chicco Caffè un’azienda specializzata nella produzione artigianale di miscele di caffè espresso italiano di alta qualità esportate in tutto il mondo e lavorate con una tecnica particolare — la miscelazione a crudo — proprio nel cuore di Valduggia. Non solo: è anche membro del consiglio direttivo del gruppo Giovani Imprenditori di Novara, Vercelli e Valsesia, con delega all’internazionalizzazione e ai temi ESG.
Legata fortemente alla sua Valsesia, ama fare trekking e perdersi nei suoi panorami mozzafiato. All'università ho studiato Economia Aziendale, e del territorio che l’ha accolta vent’anni fa conserva una gratitudine autentica: “Dalla Valsesia ho avuto molto, e ho cercato di restituire con il volontariato ciò che ho ricevuto dai valsesiani”, racconta. Per ben sette anni è stata infatti volontaria della Croce Rossa, fino a quando conciliare lavoro e impegno solidale è diventato impossibile.
Scherzando, oggi ringrazia il padre per essersi innamorato della Valsesia e aver deciso di mettere radici proprio qui: un territorio che lei stessa ha finito per amare profondamente, e dove ha costruito la sua vita trovando un senso di appartenenza profondo.
Cosa significa per lei ricoprire il ruolo di Export & Business Development Manager in Chicco Caffè? Quali sono le principali sfide e opportunità che affronta ogni giorno?
Ricoprire questo ruolo rappresenta per me un connubio tra passione e responsabilità. Lavorare in Chicco Caffè significa portare avanti una tradizione italiana bellissima, fatta di artigianalità, attenzione al dettaglio e passione vera per il caffè. Il mio compito è raccontare e trasmettere questa storia nel mondo, costruendo prima di tutto relazioni umane, che poi si traducono in collaborazioni commerciali.
Ogni giorno mi trovo a gestire relazioni con partner di paesi esteri, a cercare nuove opportunità, a risolvere problemi legati a logistica, normative o cambiamenti geopolitici e climatici. Ogni Paese ha le proprie regole, preferenze e tempi, ed è fondamentale saperli interpretare. È un lavoro dinamico, a tratti complesso, ma altamente stimolante.
Ciò che più mi motiva è sapere che dietro ogni tazzina di caffè che arriva all’estero c’è una storia di impegno, qualità e un pezzo della nostra identità italiana. Portare un frammento di Italia, della Valsesia e anche di me stessa oltre i confini è ciò che dà significato profondo al mio lavoro.
Lei è membro del consiglio direttivo del gruppo Giovani Imprenditori di Novara, Vercelli e Valsesia, con delega all’internazionalizzazione e ai temi ESG. Quanto è importante questo ruolo per lei e in che modo riesce a generare un impatto concreto?
Questo incarico rappresenta per me un grande onore oltre che una responsabilità che sento profondamente. Mi consente di contribuire attivamente alla crescita del territorio e di promuovere un’imprenditoria giovane, consapevole e orientata al futuro.
La delega all’internazionalizzazione mi permette di mettere a disposizione la mia esperienza per accompagnare altre aziende nel percorso di apertura verso mercati esteri, condividendo strumenti, buone pratiche, strategie efficaci e iniziative. supporto operativo attraverso progetti e iniziative concrete
Sul fronte ESG, lavoriamo per diffondere una visione evoluta dell’impresa, che integri la sostenibilità ambientale, il benessere delle persone e la trasparenza dei processi decisionali. Generiamo impatto attraverso incontri formativi, tavoli di lavoro e progetti condivisi con istituzioni e scuole per diffondere una cultura evoluta e responsabile.
Credo molto in questo ruolo e colgo l’occasione per ringraziare Marco Brugo Ceriotti per avermi coinvolta in un contesto così stimolante e arricchente.
In che modo Chicco Caffè integra i principi ambientali, sociali e di governance (ESG) nel proprio modello di business? E in un contesto globale sempre più attento alla sostenibilità, come si posiziona l’azienda e quali strategie state adottando per coniugare crescita economica e responsabilità sociale e ambientale?
Chicco caffè ha fatto una scelta chiara: crescere sì, ma con responsabilità e coerenza mantenendo la sua identità. Siamo un’azienda che crede nel valore del tempo e della qualità, alla crescente esigenza dei consumatori di conoscere l’origine e l’impatto del prodotto che scelgono. Per questo abbiamo avviato una serie di iniziative ESG che riguardano la selezione responsabile delle materie prime — collaborando con partner etici e garantendo una filiera tracciabile — al miglioramento dell’efficienza energetica dei processi produttivi. Usiamo packaging compostabili e riciclabili e riutilizziamo gli scarti di produzione in modo creativo: ad esempio, la pellicola del caffè viene trasformata in fertilizzante naturale, mentre i sacchi di juta diventano shopper, tappeti o torce a vento.
Oltre alle azioni, fondamentale è il un cambio di mentalità. Per me, fare sostenibilità significa anche ascoltare, includere, crescere insieme alle persone. E i risultati si vedono: sempre più clienti ci scelgono non solo per la qualità del prodotto, ma anche per i valori che rappresentiamo.
Quanto ha inciso la tua identità multiculturale nel suo percorso e nel modo in cui interpreta il “fare impresa” oggi?
Tantissimo. Essere cresciuta tra due culture – quella marocchina delle mie origini e quella valsesiana che mi ha accolta e formata – mi ha donato una visione ampia, curiosa e aperta. Mi ha insegnato ad ascoltare prima di agire, ad adattarmi, ma senza perdere la mia autenticità.
In un mondo globalizzato questa capacità è una risorsa enorme: mi consente di costruire ponti tra realtà diverse, di trovare soluzioni dove altri vedono solo ostacoli. Credo che oggi fare impresa significhi proprio questo: saper leggere la complessità e trasformarla in valore. Portare la mia storia in azienda, in fiera o in una riunione di consiglio è un modo per ricordare che la diversità è un punto di forza, mai un limite.