Nella Valle più verde d’Italia, i cui boschi si stagliano alle pendici del massiccio del Monte Rosa, mentre il Sesia scende tra due rive che alternano pittoreschi villaggi ad operose cittadine, c’è amarezza ed incredulità: lo scrittore milanese Paolo Cognetti, classe 1978, residente nella vicina Val D’Ayas, ambienta in Valsesia il suo romanzo “Giù nella valle” e …no, non ha belle parole per questa terra di selvaggia bellezza e di uomini forti, che hanno saputo fare la storia nell’arte come nell’industria, nell’artigianato come nello sport.
Il libro parla di una terra dove “la pioggia sembra non fermarsi mai e gli uomini lavorano duro, fumano come se non ci fosse un domani e prima di tornare a casa passano dall’osteria a ubriacarsi. Le donne – si legge ancora – li attendono con pazienza, mandano avanti la casa, sopportano le brutalità e gli eccessi dei mariti”.
“Cognetti dipinge la nostra Valsesia con parole offensive – dice il Presidente dell’Unione Montana Valsesia, Francesco Pietrasanta – che denotano una evidente scarsa conoscenza della nostra realtà, che utilizza per le sue esigenze narrative senza alcun rispetto per la storia di questo territorio e dei suoi abitanti. Fa male, e fa molto arrabbiare, leggere parole così sprezzanti – aggiunge l’amministratore – ribadite anche in interviste che l’autore rilascia con tono leggero e sorridente, infierendo senza farsi scrupoli contro un territorio che storicamente si distingue per la fierezza e l’operosità della sua gente e per la bellezza della sua natura incontaminata. Cognetti vuole promuovere il suo libro – continua il Presidente – ma non può e non deve farlo distruggendo l’immagine della Valsesia: il suo lavoro è inventare storie, ma non può farlo a danno dei luoghi che cita e delle persone che li popolano».
Chi conosce la Valsesia sa che non c’è nulla di più sbagliato delle parole con cui Cognetti l’ha descritta, ma il Presidente Pietrasanta sceglie il fair play: «Insieme a tutti i valsesiani – dice il Presidente – sono molto dispiaciuto per l’idea che Cognetti ha della Valsesia, e dell’immagine che trasmette ai suoi lettori, per questo ho deciso di proporgli una visita in Valsesia, perché evidentemente non la conosce, e forse proprio in virtù di questa sua mancanza di conoscenza ha pensato di poterci denigrare impunemente. E allora – conclude Francesco Pietrasanta – voglio dargli un’occasione: lui che scrive di montagna, venga a conoscere la Valsesia. Troverà uomini e donne forti e impegnati, aperti al mondo ed ospitali, ed una terra dove il sole illumina boschi rigogliosi, piste da sci con impianti all’avanguardia, cittadine che offrono elevati standard di qualità della vita e tanto impegno per conservare la tradizione e portarla nel futuro. Lo aspettiamo…ci faccia uno squillo: venga a trovarci e poi, come lui stesso scrive nei suoi libri, si ricordi che la montagna, prima di essere raccontata, va capita e rispettata».